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Google Analytics: la forza del Tasso di Rimbalzo

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Sapete cos’è il tasso di rimbalzo? Se sì, sapete qual è il tasso di rimbalzo ideale? E voi che lo sapete, vi state chiedendo perché il vostro tasso di rimbalzo è alto? Oppure perché è basso?

Queste sono solo alcune delle domande che ci possiamo fare o che ci vengono poste relativamente al tasso di rimbalzo delle statistiche di Google Analytics. Ebbene, esistono le risposte giuste? Certamente! Ma dipende da alcuni elementi da analizzare…

COSA È IL TASSO DI RIMBALZO? – Il tasso di rimbalzo è la percentuale di visitatori che rimbalza via da un sito, ovvero, visitatori che visualizzano la singola pagina senza interagirvi in alcun modo. Più semplicemente: visite di una sola pagina, senza interazione da parte dell’utente.
Generalmente una visita con rimbalzo è vista come una scarsa user experience, o segno che il pubblico è fuori target. Spesso si sente dire: “magari l’utente ha trovato quello che stava cercando ed esce dal sito”. Certo però se è un form, sarebbe bene verificare se lo hanno compilato, diversamente è proprio un rimbalzo.

Ma vediamo meglio alcune situazioni. Quando un visitatore interagisce con i nostri contenuti, o completa un obiettivo per noi importante, poco importa se abbia visto una o più pagine: ha effettuato un’azione di valore.
A patto che vengano correttamente tracciate, le visite di una pagina che si concludono con l’inserimento di un commento, o l’invio di un form, non vengono considerate da Google Analytics ai fini del calcolo del tasso di rimbalzo. Questo perché si tratta di precise azioni di engagement che abbiamo espressamente deciso di considerare come tali.
Da questo è facile capire che, per analizzare correttamente il traffico di un sito web, è importante tracciare tutte le azioni compiute dall’utente e tradurle in eventi.

ADJUSTED BOUNCE RATE – L’Adjusted Bounce Rate permette di modificare il calcolo del tasso di rimbalzo in funzione delle azioni-utente che vengono tracciate. Ci ritroveremo di fronte ad un migliore e più preciso calcolo della permanenza media perché, ad ogni evento, Google Analytics sa che l’utente si trova ancora sulla pagina nella quale è atterrato.

Un altro approccio per calcolare in maniera più accurata il tempo medio di permanenza degli utenti, che però non è legato ad una precisa azione dell’utente, è quello di inserire un evento che scatta in automatico ad esempio ogni 30 secondi.
Ma attenzione a non abusare di questi eventi temporizzati perché, a patto di non usare non interaction true (tasso di rimbalzo e tempo di permanenza non vengono modificati quando usiamo i non interaction events), andrebbero a creare una visita senza rimbalzo, solo perché l’utente è rimasto sulla pagina più di 30 secondi.

Con la volontà di mantenere il più possibile utenti all’interno dei vostri siti web, consigliamo di dedicare sempre tempo alla gestione dei contenuti di qualità, cosa che premia sempre!
Aggiornate le descrizioni, corredate sempre con belle foto, date informazioni utili e complete.
Lavorate di azioni in grado di fare engagement, come offerte, sconti, promozioni, eventi, eccetera.
Fatevi sempre guidare nella pianificazione e nella scelta delle keywords per le vostre azioni SEO, o rischierete di deludere le aspettative di chi vi cerca.

Dotarsi sempre di strutture web che preferiscono un layout fortemente usabile e responsive, in grado di far fruire semplici e coinvolgenti momenti di navigazione, e interazione dei contenuti.
I vostri utenti resteranno così più a lungo sulle vostre pagine e, trovando tutto quello che cercano in maniera semplice e completa, vi attribuiranno certamente giudizi di valore positivi e resteranno a voi fidelizzati.

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